venerdì, marzo 19, 2010

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venerdì, agosto 07, 2009

Serivizi per Il Turismo a Putignano


L'Associazione "Trullando" mette a disposizione le i propri servizi turistici sul territorio di Putignano, con un mini tour nel centrostorico, Grotte e degustazione di prodotti tipici.

Trullando” è un’associazione culturale nata nel 2005 da un gruppo di amici accomunato dalla passione per la storia, la cultura, l’architettura dellaBassaMurgia Pugliese, oltre che per i prodotti tipici e l’artigianato.

Il suo scopo è quello di recuperare, valorizzare e diffondere questi aspetti presenti soprattutto nel territorio di Putignano e dintorni. Per fare questo ci avvaliamo dell’apporto di soci che con passione e maestria conservano e propongono arti, mestieri e quant’altro sia legato alla nostra terra. Inoltre abbiamo selezionato aziende partner che offrono prodotti e serviziaffini per qualità e tipicità.

Le nostre attività sociali sono:

- ideazione e partecipazione ad eventi enogastronomici e culturali;
- somministrazioni e degustazioni di pietanze e prodotti tipici;
- visite guidate ed escursioni;
- eco-turismo;
- ospitalità presso strutture in pietra ubicate sia nei centri storici cheinzone rurali;
- esibizioni culturali (canti, balli, letteratura e teatro);
- opere artigianali legate al legno, pietra, ferro battuto, terracotta,cartapesta, dipinti, cesti e prodotti tipici;
- disponibilità di Masserie di proprietà di soci utilizzabili comelocationper meeting, feste ed eventi;
- visibilità e promozione in chiave culturale del territorio e di aziendeadesso legato;
- interventi di manutenzione e/o restauro ad immobili d’interesse storico;
- tutela e valorizzazione del patrimonio botanico locale

Vito Sabatelli
email: trullando@libero.it

giovedì, febbraio 08, 2007

Castro (Lecce, Salento)

Castro si divide in due parti: Castro alta e Castro marina.
Castro alta conserva l'aspetto, la bellezza ed i monumenti di un'importante città, Castro marina si presenta con la stessa forma dell' antico borgo di pescatori, con il suo caratteristico porto, nei pressi del quale si vedono lè grotticelle scavate che servono da magazzini per i pescatori.
Non è raro trovarli mentre stendono le reti per ripararle.

Il mare di Castro (Lecce, Salento)

Il mare di Castro, trasparente e meraviglioso, attira ogni anno migliaia e migliaia di turisti, alla continua ricerca di una roccia libera nei dintorni del paese per godere del caldo sole salentino.
Molti turisti si intrattengono anche presso il porticciolo del paese, sdraiandosi al sole.

La storia di Castro (Lecce, Salento)

Castro alta ricorda le antiche origini del paese.

Il Castello, aragonese, ricorda anche l'origine del nome. Castrum in latino è riferito alla fortificazione e la vicina Vignacastrisi ricorda l'esistenza delle "vinee castrensis" le fortificazioni in forma di fossati e trincee che difendevano la rocca. La Cattedrale romanica della SS. Annunciata risaie, per alcune parti, al 1171, all' interno mostra dipinti del XV secolo, come la Pietà del 1591,il cinquecentesco altare (nella porta laterale) di Antonio Gattinara. L'esterno mostra tutta la finezza decorativa tipica del romanico-gotico pugliese, con il bel rosone, gli archetti ciechi e le raffinate decorazioni. Accanto troviamo i resti di un'edicola bizantina del X secolo. L'episcopio testimonia la presenza a Castro del Vescovo. Si sa che nel 681 Castro è sede vescovile per volere di San Leone II.

Le notizie sui vescovi di Castro sono frammentarie. Nel 1179 troviamo il Vescovo di Castro, assieme a quello di Otranto, al Concilio Lateranense tenuto da Alessandro II. Nel 1219 una bolla di Onorio III chiama il Vescovo di Castro come giudice in un contenzioso che riguarda l'Abate del monastero di Sant'Andrea ed il Vescovo di Brindisi. Nel 1255 troviamo Pellegrino I vescovo di Castro, trasferito a Brindisi nel 1267. Nel 1295 fu nominato Giovanni II che fu ucciso da un canonico di Otranto, di nome Ettore "... intruso, pressava dispoticamente quella chiesa, coadiuvato dalle autorità laiche..." che vessò la diocesi fino ai tempi di Benedetto XI. Tra gli altri ricordiamo 1259 Ruffino Gorgoni, 1303 Giacomo I de Noha che muore subito e viene sostituito da Luca di Napoli, 1446 Francesco Antonio I De Marco dei Baroni di Casamassella, 1453 Nicola II de Pino. 1565 il Vescovo Luca Antonio Resta, di Mesagne, che, a causa delle rovine apportate dai turchi, trasferì la sede Vescovile, nel 1572, presso Poggiardo. L'ultimo vescovo ai Castro, insigne matematico, membro e corrispondente dell'Acadèmie Francaise. In seguito la diocesi fu retta dal vicario don Vincenzo Guglielmi e poi abolita col concordato del 1818.


Una tradizione abbastanza consolidata riferisce che qui esisteva un tempio dedicato a Pallade Atena. La storia tramanda dell'esistenza presso Castro di un'importante strada, la Sallentina o Troiano-Appula. Essa si snodava verso Patù per dodici miglia ed in direzione di Otranto per dieci miglia. La storia di Castro è legata a quella di Otranto,
infatti, molte vicende storiche hanno riguardato entrambe le città costiere. Con la divisione dell'impero romano Castro vede tra le sue mura le truppe imperiali bizantine, nel 378 subisce l'assalto degli Alani e degli Ostrogoti capitanati da Frigiterno. Nel 456 arrivano i vandali. Castro viene conquistata dagli Arabi, diviene la loro "Al Gatara", la domineranno per undici anni, fino a quando non sarà liberata da Ludovico II. Nel 1046 arrivano i Normanni che se la contenderanno con i Bizantini fino al 1068. Nel 1102 i Veneziani ne fanno uno dei loro porti.



Il porto di Castro è naturalmente profondo, quindi adatto ai grandi mercantili antichi, per proteggerlo si rese necessaria la costruzione di una rocca, pare già in tempi molto antichi. La rocca romana divenne bizantina, araba e normanna. I registri angioini del 1282 lo considerano "castello d'importanza nazionale". L'attuale castello fu riedificato, quasi per intero, dai feudatari Gattinara nel 1572 con pianta quadrata e rinforzi ai quattro spigoli. Fu poi rinforzato da Don Pedro di Toledo. Al centro venne costruita la residenza del Conte e della Contessa di Lemos e Castro, che il vescovo del Duca descrive come "cadente e semidiruta" nei 1780, chiedendo fondi per il restauro a Rè Ferdinando IV. Era circondato da un ampio fossato e fornito di mura poderose. Ancora oggi, domina dall'alto una gran parte dell'Adriatico. Castro marina è impreziosita, oltre che dal suo porto attrezzato, dai numerosi luoghi di balneazione di notevole bellezza come Punta Sorgenti e Fiumi. Altre grotte si nascondono nella costa alta come la Grotta del Conte, la Grotta Giustina ed il Canale della Palummara. La toponomastica lascia intuire un altra delle caratteristiche ài Castro: la presenza di numerose sorgenti d'acqua dolce: Corrente di Castro, Pozzo Crapamontu, L'Abissu ed i Fiumi dell'Acquaviva. L'Acquaviva, dalle acque fredde e tonificanti (anche in agosto) è una delle più belle località balneari: una piccola gola di circa duecento metri in cui penetra il mare circondata da una vegetazione lussureggiante.

Dal 1537 Castro subisce un lento declino a tutto vantaggio di Poggiardo, ma resiste alle molte "intemperie". Sono le disgrazie che dall'ottocento fino ai primi del novecento si abbattono su Castro a farle perdere la sua dimensione di vivace cittadina fino a farla diventare un piccolo borgo.

mercoledì, settembre 20, 2006

Ricetta del Pane di Altamura (Ba)

Il Famosissimo Pane di Altamura

Il pane di Altamura è un pane tipico pugliese ottenuto da un impasto di semola di grano duro rimacinata molto ricca di glutine (arriva fino al 14%), a lievitazione naturale e cotto nel forno a legna. La ricetta che segue NON è, ovviamente, la ricetta di questo pane ma solo una libera interpretazione di questo caratterizzata da tempi di lavorazione abbreviati, uso del lievito di birra e cottura nel forno elettrico.
E, dettaglio assolutamente non trascurabile, assicura anche ai principianti un ottimo risultato. Per quanto mi riguarda consiglio di mangiare il pane di altamura condito con dell'olio extra vergine di oliva, pomodorini, sale e consumarlo cosi' fresco come si presenta.

La ricetta del Pane di Altamura

Tipo di lavorazione: a mano
Tipo di impasto: diretto
Difficoltà: media
Tempo di preparazione: 45 minuti più i tempi di lievitazione e cottura.
Attrezzatura: un setaccio, una spianatoia per impastare, carta forno, una pietra refrattaria da forno.

Ingredienti: 600 gr di semola di grano duro rimacinata (nota anche come: farina di grano duro, mezzo cubetto di lievito di birra, 400 gr di acqua, 15 gr. circa di sale fino
un cucchiaino di malto.

L'impasto.

Si inizia sciogliendo il lievito in un po' d'acqua, che va sottrata al totale da utilizzare. Versate quindi il liquido in una ciotola capiente e aggiungete la farina setacciata, il malto e - gradatamente - l'acqua (tenendone da parte un po' per sciogliervi il sale. Iniziare a mescolare con un cucchiaio di legno: non appena avra' assorbito l'acqua, rovesciare sulla spianatoia infarinata e iniziare a impastare. Continuare una ventina di minuti e aggiungere il sale disciolto nell'acqua lasciata da parte.

L'uomo di Altamura (Ba)

La sua storia:

Eclissatosi 250 mila anni fa nella grotta di Lamalunga, che lo ha conservato nel suo scrigno e lo ha consegnato a noi spregiudicati discendenti del terzo millennio, oggi l'Uomo di Altamura ritorna a calcare la scena. Probabilmente allora non percepiva l'agguato che quella grotta gli tendeva. Lo spaventava più la grandiosa voragine del Pulo, la cui calotta era improvvisamente sprofondata, aprendo al sole sulla parete settentrionale a strapiombo grandi cavità sgombre dai flussi pluviali, che diventarono i suoi ripari dalle fiere e dalle intemperie.

Suoi coetanei abitavano la Murgia Franchini e avevano imparato a non avventurarsi, durante i periodi di piena, tra i canaloni gonfi d'acqua che confluivano nella grave di Farawalla. Leggende ancora vive raccontano di intere mandrie precipitate, con i loro pastori, nel buco nero di Farawalla e rinvenute dopo giorni e giorni nel golfo di Taranto. Nell'antico canalone di Lamalunga l'Uomo di Altamura fu travolto dalle acque e fu scaraventato, attraverso uno pozzo che intercettava una galleria di scorrimento, a 30 metri dalla superficie, nella sala principale della grotta.

Una successiva piena lo trasportò in un ramo secondario di assorbimento, dove rimase incastrato tra le stalattiti. L'acqua lo sommerse e ricamò sul suo scheletro, con l'alabastro, merletti di concrezioni a "cavolfiore". Attraverso gli altri pozzi e sospinte dai flussi stagionali, numerose carcasse di animali raggiunsero la grotta. L'acqua le depositò col limo, l'argilla rossa e la sabbia negli anfratti più segreti.
250 mila anni dopo il C.A.R.S. (Centro Altamurano Ricerche Speleologiche), il giorno 07/10/1993, durante l'esplorazione della grotta di Lamalunga, fa una scoperta di rilevanza mondiale : "L'Uomo di Altamura" gli unici resti di scheletro umano intero del paleolitico.

Morfologia:

Ossatura calcarea formatasi 130 milioni di anni fa costituita dal calcare di Bari e calcare di Altamura , da rocce di origine calcareo-arenacee (i tufi mazzaro, cozzoso, salso) a cui si alternano argille, depositi alluvionali e terre rosse formatesi tra 1 milione e 2 mila anni fa, coltivabili e concentrate nelle lame. All'ispessimento sovraorbitale si contrappone infatti quello posteriore in prossimità della nuca, che rimanda a fossili umani più arcaici.
La scoperta dell'ominide nella grotta di Lamalunga è riconducibile ad un maschio adulto di 160-165 centimetri. E' integro nella struttura scheletrica ed è in ottimo stato di conservazione. Sul suo cranio sono presenti sia i tratti arcaici che quelle trasformazioni morfologiche, stabilizzatesi nei neandertaliani, che consentono di collocarlo nel gruppo di fossili del Pleistocene Medio europeo, tra le forme di Homo erectus (400 mila anni) e le forme di Homo di Neanderthal (85 mila anni), in una fase di passaggio stimata intorno a 250 mila anni fa.

Fonte: Museo Civico di Altamura

Storia di Altamura (Ba)

Altamura, la Leonessa di Puglia, bella e nobile per la sua storia e cultura. A poco più di 40 km. da Bari e a 19 km. da Matera, quasi al confine della Puglia con la Basilicata. La presenza dell'uomo, ad Altamura, è antichissima, come i resti dell'Uomo di Altamura, vissuto all'incirca 400.000 anni fa nella grotta di Lamalunga, ed i numerosi reperti recuperati negli scavi archeologici del territorio.

Cinquecento anni prima di Cristo, vennero elevate le poderose mura megalitiche, e da qui il nome di alte o meglio alta-mura. Col passare dei secoli fu invasa dai Saraceni, e poi dai Franchi, ed infine, nel 1232, dall'imperatore di Svevia, Federico II. Grazie a quest'ultimo personaggio la città conobbe la sua rinascita: infatti, l'imperatore, per devozione verso la Madonna, fece costruire una grande Cattedrale, una delle quattro basiliche imperiali in Puglia. Federico II dichiarò Altamura ed il suo territorio, città libera, dipendente soltanto dal re. Ogni comunità aveva il suo spazio religioso.

Ad esempio i greci-ortodossi fecero costruire la chiesa di San Nicolò, chiamata appunto dei Greci, sul cui portale vennero riprodotte, nel 1576, scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, oggi in gran parte ritoccate o sostituite, come il rosone centrale. Sul feudo di Altamura si alternano signorotti e baroni. Poi le sorti della città vennero affidate agli Orsini del Balzo, principi di Taranto, che elevarono chiese e conventi nel centro storico. Nel 1463, lo stemma comunale fu sormontato dalla corona, per espressa concessione dell'imperatore Ferdinando I d'Aragona. Città fiera e indipendente: Altamura.

Nel 1531 gli stessi cittadini la riscattarono, pagando ben 20.000 ducati, pur di farla tornare libera, con la sua autonomia municipale. Altamura fu dote di matrimonio di Margherita d'Austria, figlia dell'imperatore Carlo V d'Asburgo. La cultura degli altamurani fu premiata nel 1748 da Carlo III di Borbone che istituì, in città, l'Università degli Studi, dove insegnarono professori di chiara fama. Le idee di libertà, uguaglianza e fraternità fiorirono in fretta: nel 1799 venne piantato l'Albero della Libertà con i simboli della rivoluzione francese e venne proclamata la repubblica. Il sogno di libertà durò pochi giorni perché giunsero immediatamente le truppe della Santafede, guidate dal cardinale Fabrizio Ruffo, in assedio della città.

Altamura cercò di resistere con ogni mezzo e con soli tre cannoni: ma fu tutto inutile. Il 10 maggio dello stesso anno, l'esercito filoborbonico entrò in città, saccheggiandola. Per il coraggio dimostrato e la fierezza ribelle dei suoi cittadini, Altamura venne soprannominata la Leonessa di Puglia. Lo spirito rivoluzionario si fece sentire anche nel Risorgimento tanto da fare di Altamura, la sede del Comitato Insurrezionale Barese e, dopo l'Unità del 1860, fu la sede del primo Governo Provvisorio per la Puglia. Il resto della storia è altrettanto gloriosa, dal Novecento fino ai nostri giorni.

lunedì, giugno 26, 2006

LUCERA: IL MUSEO DIOCESANO E LE SUE OPERE

Diverse anche le mostre tematiche

L'Ufficio Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici si propone di valorizzare il patrimonio artistico e religioso rappresentato non solo dalle opere d'arte custodite all'interno delle chiese della diocesi di Lucera-Troia, ma anche da tutti i complessi architettonici, dalle biblioteche e dai "contenitori" dei documenti storici di cui la nostra diocesi è ricca.

Nata su iniziativa del locale Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici nel dicembre 1999, l'Associazione "Terzo Millennio" è un’organizzazione a base volontaria strutturata a livello diocesano sia per rispondere alle necessità di custodia, salvaguardia, conoscenza e comprensione delle opere d’arte religiosa, sia per fornire informazioni di carattere storico-artistico a turisti e pellegrini e, in generale, a tutti i visitatori dei beni ecclesiastici e culturali della Diocesi.

Accanto a tali compiti di tutela, promozione, valorizzazione e recupero del patrimonio e delle tradizioni ecclesiastiche, l’Associazione si propone di organizzare approcci facilitati alla lettura delle opere d’arte e riportare le stesse alla funzione per cui furono create: un compito estetico, ma anche spirituale, trasformando l’occasione turistica in un grande momento di evangelizzazione. Il Museo diocesano di LuceraNell’ala principale del settecentesco Palazzo vescovile è collocato il Museo di arte sacra della Diocesi di Lucera.

In esso è allestita anche la storica Pinacoteca vescovile, i cui primi ritratti si devono a Mons. Alfonso Maria Freda (1798-1816). Preziosi e significativi i cimeli e le reliquie raccolti nei diversi ambienti della collezione museale, tra cui gran parte del Tesoro dell’Archivio Capitolare: una pisside in diaspro sanguigno rosso del secolo XIII, un dittico (coperta di evangelario) in lamine d’argento dorato del secolo XIV; il mantello di lana del Santo francescano Francesco Antonio Fasani (sec. XVII-XVIII) e il camice di lino con ricami, la stola e il cappello del Beato Agostino Kazotic (sec. XIV). Fra le sculture, interessante una statua in pietra colorata raffigurante la Madonna del Melograno (sec. XIV) e un trittico proveniente da un cenotafio smembrato, con al centro una lastra raffigurante la Madonna delle Stelle (sec. XIV).

Tra i paramenti sacri si conservano vesti liturgiche e mitrie dei secoli XVIII-XX. Notevoli le raccolte di opere pittoriche, provenienti in gran parte dalle chiese e conventi soppressi di Lucera, tra cui due olii su tavola del XVI secolo: la Madonna della Grazie e la Madonna della Pietà. Imponente la collezione di reliquie, paramenti, arredi e oggetti sacri. Nell’oratorio del Palazzo è infine conservato un artistico armadio-cappella (sec. XIX) contenente un altare in legno dorato (sec. XVIII). Tra le rimanenti suppellettili sacre: crocifissi, candelabri, libri liturgici, busti, ritratti di santi, pissidi, ostensori, seggi e sigilli episcopali.

Di pregio è anche l’arredamento dei saloni: tavoli e porte, poltrone, tendaggi, lampadari in legno, bronzo e ferro battuto, scrivanie, librerie, armadi e salotti (sec. XVIII-XX). Le Mostre tematicheIn pochi anni il Museo diocesano di Lucera è divenuto un’istituzione di richiamo per molti visitatori e studiosi, ma soprattutto un luogo che offre stimoli per la maggiore conoscenza della storia e dell’arte sacra presente nel nostro territorio.

Esso è stato pensato e creato come una realtà dinamica e non come un luogo di mera conservazione di opere di interesse artistico. La raccolta, cioè, cerca di essere una realtà viva e attiva, che continuamente sollecita l’interesse e la curiosità di tutte quelle persone che hanno una sensibilità verso l’arte e ogni espressione del bello. Questa sensibilità va riconosciuta anche e soprattutto nei giovani, sempre più frequenti visitatori del Museo.
Sono soprattutto le mostre tematiche, che rendono sempre nuova e interessante la visita al Museo diocesano. Ognuna di esse è un’occasione importante per valorizzare e qualificare in maniera seria ed intelligente il nostro patrimonio artistico, archivistico e librari.

Conoscere e apprezzare quello che abbiamo ci aiuta anche a proteggere le nostre opere d’arte, che sono il segno più eloquente del nostro passato.Questo l’elenco delle mostre tematiche allestite dal 1999 ad oggi:

1. I paramenti sacri del Beato Agostino
2. I paramenti del Capitolo Cattedrale
3. Gesù Bambino tra arte e devozione
4. Una Città due Santi (S. Francesco Antonio Fasani e B. Agostino Kazotic)
5. I 700 anni della Basilica Cattedrale
6. Imago Salutis (libri liturgici)
7. Gli Ostensori della Diocesi di Lucera
8. La chiesa del Carmine di Lucera: un monumento da salvare
9. Custodi del Sacro (ostensori)
10. Le Vesti della Regina
11. Piccoli grandi libri

venerdì, maggio 26, 2006

Il Subappennino Dauno

Informazioni sul Subappennino Dauno o Preappennino Dauno in provincia di Foggia

Il Subappennino Dauno è ricco di bellezze naturali e paesaggistiche, ma anche di storia e di memorie. Non per caso la sua "capitale", Lucera è forse la città più bella della Capitanata ed è certo quella più carica di passato: basti pensare all'Anfiteatro romano (I sec. a.C.), alla Fortezza Sveva, al suo bellissimo Duomo Gotico.

Ma la zona merita più di una sosta: ammesso che si vogliano tralasciare i piaceri di una passeggiata nei boschi che circondano l'invaso artificiale di Occhito, non si può trascurare Pietra Montecorvino con il suo bellissimo quartiere di Terravecchia, nè la splendida Cattedrale di Troia con il suo celebre rosone, o il caratteristico Castello di Sant'Agata di Pugia.

Le verdi vallate che accompagnano l'Appennino nel suo digrado verso la piana foggiana sono state teatro di vicende importanti: delle battaglie di Pirro, forse della stessa gigantesca battaglia di Canne, che uno storico locale ha localizzato nei paraggi di Castelluccio Valmaggiore.

In generale il Subappennino Dauno è indicato per chiunque voglia coniugare aria buona, bei paesaggi e tesori d'arte e di storia. Ed anche a chi è convinto che a tavola non si invecchi.
Sono davvero tanti i luoghi nei quali mangerete cose genuine e saporitissime. Attenzione, però, a non dimenticare a casa l'appetito: le porzioni non sono da nouvelle cuisine!

San Michele e Monte Sant'Angelo

Gargano, Montagna sacra: San Michele e Monte Sant'angelo

La religiosità sul Gargano ha radici antichissime, e senz'altro precristiane. Una remota tradizione vuole che una grotta nei dintorni di Monte Sant'Angelo (Foggia) fosse l'antro nel quale l'indovino Calcante rendeva auspici e profezie.
E fu proprio in quella grotta, nel 594 d.C., che apparve l'Arcangelo Michele, tuttora Santo patrono di Capitanata.
L'apparizione del grande arcangelo, dell'angelo soldato che guidò le schiere di Dio nella lotta contro i ribelli di Lucifero fu probabilmente metafora ed eredità della grande guerra goto-bizantina.
Il culto di San Michele a Costantinopoli derivava dalle antiche tradizioni persiane, e le armate di Belisario e Narsete lo trasferirono in Puglia.
Come che sia, il santuario di Monte Sant'Angelo ebbe così grande importanza nel MedioEvo da essere tappa obbligata dei pellegrini che andavano in Terra Santa.
La lunga strada che partiva da Santiago di Compostela e giungeva a Monte Sant'Angelo, prendeva nel suo tratto terminale il nome di "Via Sacra Langobardorum". (Apt Foggia)

Padre Pio e San Giovanni Rotondo

Gargano, Montagna Sacra: Padre Pio e San Giovanni Rotondo

San Giovanni Rotondo, il borgo garganico che divise l'esperienza terrena di Padre Pio da Pietrelcina, è oggi uno dei principali centri di turismo religioso in Italia.
Un primato dovuto per intero al frate delle stimmate, primo francescano a ricevere questo particolarissimo segno di Dio dopo lo stesso San Francesco.
Padre Pio è stato proclamato beato in San Pietro il 2 maggio 1999; il processo canonico è stato di una celerità che si giustifica con l'enorme numero di prodigi e miracolose guarigioni che al frate di Pietrelcina sono attribuite.

Ma la sua poderosa impronta si rinviene anche e soprattutto nella "Casa Sollievo della Sofferenza", il modernissimo ospedale costruito con il contributo dei fedeli di tutto il mondo sulle balze di quella che fu un'inospite pietraia.

San Giovanni Rotondo ha in seguito festeggiato la canonizzazione di Padre Pio con la nuova meravigliosa e grande chiesa progettata da Renzo Piano.

Informazioni sul Gargano

Il Gargano è essenzialmente un promontorio carsico e ineguale che si stende per circa duemila chilometri quadrati dal livello del mare fino ai 1055 metri di Monte Calvo, la cui cima disadorna si innalza sui pini d'Aleppo della costa e sui faggi della Foresta Umbra.

Lo "sperone d'Italia", che si protende per circa settanta chilometri nell'Adriatico, fu in origine un'isola, e tuttora il suo imponente massiccio ha caratteristiche ambientali molto diverse dalla piana limitrofa: popolato dall'uomo fin dal paleolitico (le sue grotte carsiche costituivano un impareggiabile rifugio, come testimonia la splendida Grotta Paglicci, nei pressi di Rignano Garganico), il Gargano, la "montagna sacra", è terra di miti e di leggende.

La più bella fra esse, è senz'altro quella di Pizzomunno, il pescatore che, innamoratosi della bella Vieste, destò l'invidia delle sirene, che la uccisero.
Il dolore pietrificò Pizzomunno, che tuttora sorge dalle profondità del mare di fronte alla città che dalla sua amata prese il nome. (Apt Foggia)

mercoledì, maggio 17, 2006

Parco Nazionale del Gargano

Guida ed Informazioni sul Parco Nazionale del Gargano

Da otto anni il Gargano, con il suo ecosistema inedito e complesso, è sede della riserva naturale più densamente popolata d'Europa, il Parco Nazionale del Gargano.
Non meritava di meno un territorio che - solo per fare un esempio - annovera ben duemila differenti specie di piante, fra cui alcune rarissime, come il cisto di clusio, essenza selvatica simile al rosmarino che cresce solo nei dintorni di Lesina.

La riserva naturale piacerebbe molto a Nero Wolfe, il pachidermico investigatore buongustaio creato da Rex Stout: la sua passione per le orchidee avrebbe di che saziarsi con le 56 varietà di questo preziosissimo fiore ospitate dal promontorio.
Caprioli e daini (ancora pochi, purtroppo) tornano a popolare l'imponente Foresta Umbra, mentre, tra l'una e l'altra visita agli antichi trabucchi, alle torri di avvistamento che difendevano il litorale dalle scorrerie dei pirati, potrete immergervi in gioielli medioevali come il dedalo di vie dell'antico centro storico di Vico del Gargano.

Nessun posto meglio di Peschici illustra la straordinaria peculiarità dei paesaggi garganici: il candore di sale del borgo antico, la disputa tra le case e la roccia, gli improvvisi squarci d'azzurro che sorprendono il viandante sono altrettanti "segni particolari", altrettanti caratteri distintivi di un territorio unico al mondo.
Un'originalità che contagia il carattere e le tradizioni degli abitanti, l'inconfondibile parlata garganica che si innalza sulle sillabe finali, l'orgoglio e la cordialità di un popolo antico.

Non perdete l'occasione di vedere il sole sorgere dal mare e in esso tramontare. Non vi capiterà spesso di poterlo fare nello stesso posto, a meno che non siate su un'isola. (Informazioni da Apt Foggia)

Guida alle Isole Tremiti

Guida ed informazioni turistiche sulle Isole Tremiti (Puglia)

"Diomedee": così si chiamano le quattro isole che compongono l'arcipelago delle Isole Tremiti, forse così chiamate per la loro tradizionale sismicità.

Diomede, il mitico eroe greco dell'Iliade ne sarebbe stato non solo il re e l'abitatore, ma anche, in un certo senso, il creatore: dalla distrutta rocca di Pergamo l'eroe avrebbe tratto con sè due enormi blocchi, che usò "erigendo" il Subappennino e il Gargano ai confini del regno dell'alleato Dauno. Poi, essendogli rimasti in mano dei ciottoli, li lanciò in mare, facendo così nascere le isole. In quelle isole Diomede, ingannato da Dauno, era destinato a morire; e i suoi compagni, tramutati in gabbiani, ne piangono in eterno la scomparsa.

E' così che il mito riveste la singolare vocalità di una particolare razza di gabbiani, che abita l'arcipelago. Di notte le "diomedee" (è questo il nome dei gabbiani) levano strida che hanno tutta l'apparenza del pianto, o più precisamente del vagito di un neonato.

Ma non è l'unico elemento di fascino e di mistero di queste bellissime isole, il cui ambiente è tutelato da un'ampia riserva marina.
Commovente, nelle sue acque, lo spettacolo del Padre Pio degli Abissi, la statua sottomarina più imponente del mondo, opera dello scultore Domenico Norcia.

Bellissima anche l'antica fortezza o abbazia benedettina tardomedioevale, con l'attiguo convento e i suoi sereni chiostri.
Belli ed insoliti gli splendidi setter irlandesi che è frequente incontrare sia a San Nicola che a San Domino.

Le splendide acque cristalline delle Isole Tremiti attirano ogni anno migliaia e migliaia di turisti.

L'arcipelago delle Isole Tremiti è composto dalle isole di:

San Domino: è l'isola più dedita al turismo dove è presente l'unica spiaggia sabbiosa delle Tremiti.

San Nicola: è l'isola dove risiede la maggior parte della popolazione. Su quest'isola fu costruito anche un monastero dove riposa la salma di un monaco di nome Nicolò; secondo un'antica leggenda che ogni qual volta qualcuno abbia provato a trasportare il corpo del defunto lontano dall'isola si scatenasse una tempesta tale da non permettere di navigare.

Capraia o Capperaia: è un' isola disabitata poiché fa parte di un parco nazionale marittimo.

Cretaccio: un gigantesco cumulo di creta, come può suggerire il nome e perquesto inabitata.

Dell'arcipelago delle Isole Tremiti fa parte anche l'isolotto di Pianosa che è disabitato: a causa della sua altezza massima, che è di 15 metri, durante i giorni di burrasca viene scavalcato dalle onde.

In queste splendide isole che si affacciano di fronte al Gargano viene organizzato ogni anno nel mese di Luglio da Lucio Dalla, che ama le Isole Tremiti alla follia, un Festival di Musica e Spettacolo che attrae artisti e spettatori da ogni dove.
(Informazioni da Apt Foggia)

Foggia e il Tavoliere delle Puglie

Informazioni turistiche su Foggia ed il Tavoliere delle Puglie... (Capitanata o Daunia)

Foggia è una città moderna, evoluta, con un rispettabile tessuto industriale ed un'invidiabile rete di collegamenti (autostradali, ferroviari e presto anche aeronautici...).

La città, che terribili bombardamenti distrussero quasi completamente nell'ultimo conflitto mondiale, presenta comunque interessanti vestigia, quali la cripta e il primo impianto della Cattedrale, risalente al secolo XII; l'enigmatica Chiesa delle Croci, che sorge all'incrocio degli antichi tratturi; il settecentesco Palazzo Dogana; l'Arco di Federico II, unico resto dell'antica residenza imperiale. Ma Foggia si qualifica soprattutto per la sua ricca dotazione culturale e museale.

Oltre al Teatro intitolato al grande compositore foggiano Umberto Giordano, opera dell'architetto Luigi Oberty, Foggia ospita il parco archeologico di Passo di Corvo e ben quattro musei, alcuni dei quali di recente istituzione. Merita una scampagnata il polmone verde della città, il Bosco dell'Incoronata da poco ripulito e attrezzato.

L'ordinata scacchiera del Tavoliere di Puglia si estende per circa 80 chilometri con una larghezza media di 30. Un tempo manifesto della sitibonda Puglia (è tuttora uno dei luoghi meno piovosi d'Italia), il Tavoliere deve il suo nome alle Tabulae censuariae dell'antica Roma.

Dal suo importante bacino agricolo vengono vini eccelsi (specialmente i Doc di San Severo, il "Cacc'e mitte" di Lucera e il "Torre Quarto" di Cerignola), un grano duro meritatamente celebre, delle saporitissime olive (specie la "bella di Cerignola") e un olio Dop pregiato.

Ma non sono solo le bellezze agresti (alle quali è comunque dedicata l'importante rassegna internazionale della Fiera dell'Agricoltura, che si svolge in uno dei quartieri espositivi più grandi d'Europa) ad essere degne di menzione: si pensi al Piano delle fosse granarie di Cerignola, reperto impareggiabile della civiltà contadina; o alla Chiesa di San Saverio a San Severo.
O, soprattutto, al capoluogo provinciale, Foggia. (Informazioni di Apt Foggia)